Ho ricevuto da Paolo Proni questo interessante articolo di presentazione sulla scheda industriale Tini, oggetto che effettivamente non conoscevo proprio, quindi lo pubblico più che volentieri
—-
La comune opinione riguardo a Java è da sempre che si tratti di un ambiente pesante, il quale richiede hardware potente e a volte sembra proprio che la potenza non basti mai. Come se per fare le stesse cose che si facevano 10 o più anni fa, non bastino nemmeno le macchine di ultima generazione.
Niente di più sbagliato.
La lentezza di molti programmi Java è il frutto di scelte degli architetti del software, che hanno dato una bassa priorità all’efficienza, preferendole prima l’estrema flessibiltà o la produttività, quando non si trattava di puntare soltanto ai tempi di consegna…
E’ un piacere scoprire su Internet dei piccoli gioielli, come la Tini, dove un microcontrollore a 8 bit riesce a far girare degnamente dei piccoli programmi in Java.
Un bel diagramma dell’ambiente Tini si trova su questo link.
Lo scopo principale è il monitoraggio e il controllo da remoto di dispositivi tramite porta RS232, con la possibilità di raccogliere dati anche off-line.
Nella demo board si trovano due porte seriali RS232 e una di rete, sufficienti per diverse applicazioni interessanti, quali la raccolta di dati da sistemi industriali.
Oltre a questo esiste una porta di collegamento per il protocollo 1-Wire, usato prevalentemente in ambito industriale.
C’è da sottolineare, ad onor del vero, che il set di istruzioni è paragonabile a quello del vecchio jdk 1.1.8, quindi siamo anni luce lontani dalla programmazione con i framework moderni, ma in ambito industriale, dove il sovrano è ancora il C, passare a Java è comunque un salto piacevole.
Per programmare una Tini, si scarica un SDK gratuito, dove si trovano diversi strumenti con i sorgenti.
Di default la Tini è raggiungibile via rete tramite Telnet e presenta una shell, che ricorda la Bash di , anche se è molto più piccola di quella che troviamo su Linux.
Per compilare un programma per la piattaforma Tini, è utile, quasi necessario, convertire il bytecode standard in un formato ridotto, tramite uno strumento fornito gratuitamente dalla Maxim nell’SDK del TiniOS, esiste una comoda libreria per Ant, che semplifica il compito.
Si può configurare Eclipse, usando come libreria per il jdk, quello fornito dalla Maxim, che aggiunge alcuni package proprietari, che servono ad ottimizzare le prestazioni per funzionalità specifiche.
Il programma così compilato, si installa sulla Tini via FTP. Una volta raggiunta una buona stabilità
del software, si può scegliere anche di scriverlo direttamente sulla memoria Flash della Tini, al posto della shell, in modo da essere eseguito dopo un riavvio.
Una caratteristica interessante è il watchdog, un componente software attivabile su richiesta, che resetta automaticamente la scheda, se non riceve ‘nutrimento’ sotto forma di una chiamata di un metodo, entro un tempo prefissato. Questo consente un riavvio in caso di blocco dell’applicazione, senza intervento dell’utente.
Questa scheda non ha bisogno di ventole di raffreddamento e mantiene il filesystem sulla RAM, che è alimentata a batteria, mantenendo quindi il contenuto filesystem anche a sistema spento.
Insomma, si può dire che è un sistema semplice, ma ben congeniato.
Si tratta di un sistema adatto a quegli ambienti dove un pc sarebbe sprecato e magari anche meno robusto. Ho avuto modo di fare esperienza personalmente in un ambiente di produzione con questa soluzione, che mi sento di consigliare.
A tal proposito, invito a scaricare da www.byteliberi.org il progetto di esempio per avvicinarsi allo sviluppo per la piattaforma Tini.
Popular Posts:
- None Found